ALLESTIMENTO PER UNA MOSTRA DI PITTURA, ROMA
La mostra della pittrice Roberta Pugno era ospitata in una galleria con ambienti molto diversificati fra loro: dal cortile si passava a varie sale anche non comunicanti fra loro e ad un seminterrato o, meglio cantina, voltato a botte.
Si decise di rendere importante la corte d’ingresso, tanto che alcune opere furono poi esposte anche all’esterno.
L’ombreggiamento e la schermatura dei palazzi incombenti, furono creati dall’istallazione di due pali a cui furono coordinati gli agganci di teli bianchi tesi e ruotanti a spirale. I teli erano poi fissati alle pareti perimetrali del cortile.
Si ottenne un fresco movimento di vortice.
Ci fu chi ravvisò in quella tensione raggi o fili come sguardi e chi li pensò come una edizione di, più famosi, “panni stesi”.
Nel seminterrato, come per le cantine adatte all’invecchiamento del vino, venne ricoperto il pavimento con ghiaia, di due pezzature, e con sabbia.
L’ambiente, già di per sè suggestivo per l’ombrosità e la cupezza, diventava emozionante per le sensazioni al calpestio: affondare il passo nella sabbia, poi passare ai diversi rumori del passo nel procedere nella sala. Le tavole erano tese con tiranti di acciaio e bloccate a terra coi sampietrini di basalto delle strade.
Come per le cantine adatte all’invecchiamento del vino, venne ricoperto il pavimento della cantina di ghiaia, di due pezzature, e di sabbia.
L’ambiente, già di per sè suggestivo per l’ombrosità e la cupezza, diventava emozionante per le sensazioni al calpestio: affondare il passo nella sabbia, poi passare ai diversi rumori del passo nel procedere nella sala. Le tavole erano appese alle pareti e rette nel centro della stanza.
Le pitture, che l’autrice Roberta Pugno aveva appositamente eseguito in formato stretto e alto, felice dell’idea di esporle a quel modo, erano tese con tiranti di acciaio e bloccate a terra coi sampietrini di basalto delle strade.